Pubblicato su politicadomani Num 90 - Aprile 2009

Problemi di giustizia
Il Tribunale di Marano chiude

di Salvatore Nasti

Mentre ai piani alti si parla di separazione di carriere e di intercettazioni telefoniche, l'apparato Giustizia fa quello che può, fra personale mancante, materiale di cancelleria contingentato e perfino edifici non agibili perché pericolanti. Mancano fondi per la ristrutturazione ed ampliamento

È notizia di cronaca di questi giorni la chiusura del Tribunale di Marano di Napoli per inidoneità della struttura che lo ospita, di proprietà del Comune.

Una comunità crocifissa
Questo caso però è diverso dai molti tipici della pubblica amministrazione: qui non ci sono scandali di soldi mal spesi, sperperati, di fitti d'oro pagati da enti o ministeri a privati. È avvenuto esattamente il contrario. Qui, insieme agli utenti, è l'amministrazione ad essere vittima: il Ministero di Grazia e Giustizia ha ottenuto dal Comune di Marano in comodato gratuito i locali dove finora si è amministrata la giustizia e al Comune versa solo quanto è necessario per la ordinaria manutenzione ma niente che vada a coprire le spese straordinarie di adeguamento, restauro o messa in sicurezza. Questo da venti anni. E adesso che la costruzione è fatiscente e inagibile il Tribunale deve spostarsi. Dove? Ancora gratuitamente in altri locali del Comune. In via provvisoria al piano terra dell'edificio del Municipio (le sale Cavallo e Chianese) che l'amministrazione usa per conferenze, incontri, convegni; a disposizione cioè di associazioni e di realtà locali del terzo settore per attività culturali e come punto di aggregazione e di studio, anche in collaborazione con le università della Campania, per rilanciare la città. Ora, in via meno provvisoria, presso il nuovo edificio del CPI (Centro per l'impiego) fatto costruire dal Comune per accogliervi i vari uffici sparsi nella città sui quali pesano, e molto, i canoni di affitto. Una scelta che ancora una volta mortificherebbe la voglia e la capacità della gente di organizzarsi e di fare, a causa dell'insipienza e della cortoveggenza della politica centrale che trasferisce sui comuni e sul territorio le falle economiche di decenni di cattiva gestione finanziaria.

Il tribunale fantasma
Sono anni che l'Aiga (Associazione Italiana Giovani Avvocati) e l' Unione Nazionale Consumatori denunziano la situazione di degrado del Tribunale di Marano attraverso i loro referenti, in prima linea l'avvocato Gianfranco Mallardo, che oggi è il coordinatore della Commissione novità legislative del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Napoli e che, in tale veste, rappresenta il naturale collegamento fra la classe forense del territorio e l'ordine avvocati.
Il D.L.vo 491/99 istitutivo del Tribunale di Giugliano è stato del tutto disatteso, sia a livello locale che nazionale. La conseguenza è stata il graduale, lento, ma inesorabile impoverimento in termini di risorse, di personale e di investimenti strutturali, e una marcata inefficienza dei Tribunali di Marano, di Pozzuoli e di Ischia che avrebbero dovuto confluire nel Tribunale Metropolitano di Giugliano.
Allo stato attuale il Tribunale di Marano è stato dichiarato inagibile dai vigili del fuoco, che ne hanno disposto il divieto di transito e lo sgombero immediato. L'amministrazione maranese si è subito mossa, intervenendo con sopralluoghi, ponteggi alla struttura, messa a disposizione gratuita di locali attigui nell'edifico municipale per far fronte alle emergenze. Una tempestività che fa onore alla amministrazione locale, già provata dalle note vicende legale alla discarica di Chiaiano.
Il Presidente del Tribunale di Napoli, venendo di persona a Marano per constatare le difficoltà e le problematiche della struttura, ha offerto di ospitare il Tribunale di Marano, in via provvisoria, presso un piano del Centro Direzionale, che è l'unica struttura a sua disposizione. Questa scelta però, anziché alleggerire, aggraverebbe ulteriormente il lavoro di coloro che operano a Nord di Napoli aumentando la dispersione delle energie e allungando i tempi.
Per poter operare tranquillamente e svolgere con dignità il compito loro affidato dal cliente, gli avvocati debbono poter svolgere le loro funzioni in locali idonei, possibilmente nella stessa struttura o nelle immediate vicinanze, adeguati alla velocità e alla tempistica degli adempimenti e delle udienze (come la richiesta di copie, o il deposito degli atti). Anche i giudici devono poter svolgere le funzioni loro affidate in aule comode, dove consultare tranquillamente le banche dati, i testi di dottrina e di giurisprudenza, leggere gli atti e i fascicoli, e ricevere gli avvocati. È essenziale, infatti, che i provvedimenti del caso possano essere adottati con piena coscienza e serenità, affrontando con gli avvocati questioni giuridiche attraverso dialoghi e discussioni serie, soprattutto quando le posizioni sono diverse e perfino contrapposte.

Una situazione
insostenibile
Per anni nei tribunali di Marano e di Pozzuoli c'è stato un via vai di avvocati arrabbiati per lo stato di cattiva conservazione dei fascicoli, per l'inidoneità e l'insufficienza degli spazi e del personale di cancelleria, sia di mansioni superiori che di semplice commesso. I magistrati erano (e sono) costretti a tenere udienze in aule degradate, senza scrivanie o su banconi mal ridotti, con sedie di fortuna, senza postazioni personali di cancelleria, senza computer ed addirittura, in alcuni periodi, senza carta e senza penne. Anni di denunzie ai vari ministri e ai sindaci del territorio non hanno sortito effetti, ma solo attestati di attenzione e promesse che non hanno prodotto alcun risultato pratico.
Il direttivo dell'Aiga ha deciso di fare pressione su tutti coloro che sono responsabili di questa situazione di degrado, totale abbandono e incuranza in cui il sistema giustizia locale è lasciato languire. L'Aiga, che da sempre si è posta quale organizzazione apartitica ed apolitica che promuove la libertà e l'indipendenza dell'avvocatura, fa appello oggi a quel senso di dovere e rispetto della legalità che deve possedere l'amministratore della "res pubblica". Ai due ministri, Brunetta e Alfano, della Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione e di Grazia e Giustizia, chiede decisioni pratiche e non demagogiche che risolvano il problema della inidoneità della struttura dei tribunali di Marano e di Pozzuoli e chiede risposte certe e concrete sulla mancata realizzazione del Tribunale metropolitano di Giugliano: vale a dire di quella struttura giudiziaria completa da cui dovrebbero dipendere le sezioni di Marano e Pozzuoli, con i suoi vertici, sia della procura che del settore civile. Sono infatti quanto mai urgenti sia l'istituzione di una procura con gli addetti incaricati alle indagini di polizia giudiziaria, sia il rafforzamento del personale di cancelleria civile e penale e degli ufficiali giudiziari.
C'è in verità, solo che lo si voglia, una soluzione possibile: la passata amministrazione di Giugliano aveva individuato alcuni locali - quelli definiti "ex Rea", oggetto di confisca perché provento di reati di matrice camorristica e destinati al comune dall'Autorità Giudiziaria - che avrebbero bisogno di un minimo di spesa per i lavori di adeguamento statico. Che fine ha fatto questa proposta?

Dateci dignità
Alla battaglia per ottenere aule decorose per la professione forense partecipa anche il presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli, l'avvocato Francesco Caia, che appoggia la richiesta di dignità che viene da parte di tanti lavoratori della Giustizia. Una generazione, questa, che non ha goduto del grande boom economico degli anni '80, né si è persa dietro le ideologie dei cosiddetti "sessantottini", e che non è disposta ad essere tenera nei confronti di coloro che devono rispondere in termini concreti della ricettività e della adeguatezza delle strutture necessarie a svolgere dignitosamente una attività di lavoro.
L'Aiga smonta con forza l'archetipo del giovane avvocato "azzeccagarbugli" mal preparato e che si adegua ad una società fannullona e svogliata. Siamo di fronte ad una svolta epocale sia del modo di concepire l'economia sia del modo di affrontare la professione forense. Troppo spesso l'università non prepara alla professione e non prevede corsi pratici. Nella stragrande maggioranza, tuttavia, i praticanti svolgono con grande serietà la pratica forense: nonostante le critiche e il minuscolo rimborso spese dato dal "dominus avvocato", imparano presto a districarsi tra uffici giudiziari, procedure e prassi per le quali occorrerebbero anni di apprendistato. Molti giovanissimi laureati ritengono del tutto insufficiente quel biennio obbligatorio previsto per legge; e tuttavia debbono confrontarsi con una situazione che non solo offre pochi sbocchi professionali ma rende anche molto difficile continuare ad approfondire gli studi necessari alla crescita professionale, anche a causa dei costi eccessivi per gli spostamenti necessari e per le cose più semplici.
"Perché la giustizia vinca e non convinca" sarebbe lo scopo della riforma dell'ordinamento giudiziario, dice in suo articolo Marcello Colloca (responsabile editoriale di Modello 5, supplemento di Italia Oggi di febbraio 2009), chiarendo che i "mali della giustizia" non possono essere addebitati agli avvocati, anche se - come sostiene il primo Presidente della Corte di Cassazione - per vincere la causa della Giustizia è necessaria anche una riforma dell'Ordine professionale forense.

 

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